16 maggio 2016

RISULTATO VILLOCENTESI - seconda parte


 

Come anticipato giorni fa, ritorno con i dettagli sul referto cartaceo spedito a domicilio dall’Ospedale dove mi sono sottoposta alla villocentesi. Se l’infermiera che mi ha contattata telefonicamente e alla quale sono più che grata, non mi avesse fatto la traduzione di tutto ciò, troppe alternative non avrei avuto se non scappare a gambe levate e con l’anima in gola dalla ginecologa o capire che il risultato è bruttissimo, a prescindere da ogni traduzione fatta da qualche scienziato avuto a portata di mano, che ne so, vicina di casa, verduriere, l’assistenza tecnica della propria banca, prete e così via.

Il referto, così come tutti i referti, inizia nel mio caso con l’intestazione del Laboratorio citogenetico di Torino,  S.C. Genetica Medica U (Presidio Molinette/Presidio OIRM – Sant’Anna), il riferimento al mio nome cognome in qualità di paziente, sottolinea il tessuto esaminato ossia villi coriali e procede con l’analisi citogenetica dove vengono elencate le seguenti informazioni di carattere strettamente medico-scientifico:

-         Procedura utilizzata: metodo diretto + coltura a lungo termine

-         Tecnica di bendaggio: Bande G con tripsina (risoluzione 300-400 bande)

-         Metafasi analizzate con il metodo diretto: 10

-         Metafasi analizzate dopo coltura a lungo termine: 12

-         Metafasi con cariogramma: 10

-         Colture indipendenti: 3

Risultato: CARIOTIPO 46, (seguito da XX se il sesso del bambino è femminile o XY se il sesso è maschile)

Osservazioni: CARIOTIPO (FEMMINILE/MASCHILE) NORMALE.  

In allegato ho trovato anche la mappa cromosomica che, per una profana come

me, ovvio che non era proprio il pane per i propri denti (qualcosa di questo tipo) 



          Il prossimo step, della medesima importanza, ci sarà il 27 di maggio quando avrò l'ecografia morfologica, intanto sono a 19+1 e devo dire che la sera di sabato 13 maggio ho sentito per la terza volta e molto più forte delle prime due (prima il 22 aprile quando pensavo fosse l'immaginazione che mi faceva scherzi, seconda volta il 10 maggio) un bel colpo deciso (calcio/pugno non saprei) un colpo che mi ha fatta saltare dalla sedia, per lo spavento, per la mia non preparazione, per l'emozione, tutto insieme. Allora cosi si sentono i movimenti di un bambino nella pancia?! Ho pianto...stiamo entrando in confidenza e, ogni giorno scopro anche una nuova me, che non mi spiego...mi studio, mi faccio il terzo grado, non (mi) capisco o non ci credo a questa "sconosciuta" che mi scopro da un giorno all'altro.
         Ho sempre saputo, o almeno ho pensato di sapere con certezza che cosa voglio e cosa non voglio, come, quando e perché, pensavo di conoscermi, e anche molto bene e come nessun'altro. Non ho mai nascosto di aver sempre amato profondamente e ancora di più difeso la mia vita da donna senza figli. Tanto che il test positivo è stato un vero turbamento e che mi ci sono volute settimane per capire cosa (mi) succede. Con la prima ecografia ho scoperto che dovrò ripartire da zero, con pazienza e molta cura nelle parole per non spaventarla, questa nuova me...bene, bene, come già tutto l'insieme è nuovo,  un'incognita in più non dovrebbe essere tutta questa tragedia, mi auguro...  

             Volutamente ancora non ho ancora scritto niente sul sesso del mio bambino (MIO????? Ma sono io a scriverlo o mi sono depersonalizzata? Me ne uscirò pazza!), chiedo venia...saranno i primi segni del possesso e della gelosia materna? Mi devo documentare al riguardo, uffa, quante cose devo imparare e anche veloce!  

12 maggio 2016

RISULTATO VILLOCENTESI







-   Prima parte -


 

No, non ho aspettato fino adesso il tanto atteso referto a seguito della villocentesi eseguita il 22 di marzo 2016, i giornali avrebbero parlato di me in prima pagina della sezione cronaca nerissima, solo che mi è stato difficile fare un opportuno aggiornamento in quanto, riuscire a individuare dove di preciso si trovava in casa il mio notebook sarebbe stato un lavoro degno di Colombo, il tenente.

Comunque, il risultato è arrivato in via telefonica in prima fase giusto alle 16,35 del 21 aprile 2016. Vedere lampeggiare sul cellulare “OSPEDALE”, mi ha rimbambita tanto da non sapere che tasto consentiva la risposta alla chiamata. Dopo lo smarrimento durato giusto un nanosecondo, sono tornata in me e ho risposto con la vocina della piccola fiammiferaia che si, sono io la persona ricercata e che sono già seduta per precauzione (perché tale conversazione andava affrontata con una certa verticalità della quale non disponevo in quelle circostanze).

Non ci sono parole che possono descrivere cosa si sente quando sai che tutto il senso della tua vita dipende da una chiamata, da quella chiamata che io avevo tanto immaginato nei tempi di attesa, provando a prepararmi mentalmente per affrontare il risultato, nel migliore dei modi (se questo fosse possibile). Dall’altra parte del telefono, la signora che mi cercava, intuendo il mio fragile stato d’animo, mi ha invitata a sedermi pure, tanto il risultato è confortante e si tratta di un CARIOTIPO NORMALE. Cioè???? La traduzione, vi supplico, chi me la fa? Vuol dire che va tutto bene, ma è vero davvero? Sucuru, sucuru, come direbbe Enrico Brignano? Vengo nuovamente rassicurata che il risultato spazza via ogni mia paura al riguardo, che a breve mi sarà consegnato, via posta, il risultato in forma cartacea con tutti i dettagli supplementari e che se voglio sapere anche il sesso, tale referto mi offrirà anche questo genere di risposta. Ma, certamente, non avrei aspettato il cartaceo, eh no: me lo dica, la prego, me lo dicaaaaaaa!!!

Detto fatto.

Da quel momento in poi, mi sono trovata con una forza da leone, eh vabbè, leonessa, se andiamo tanto per il sottile. Ho chiamato mio marito, abbiamo iniziato a fantasticare, progettare, demolire, ricostruire, cambiare colori, spostare mobili, un uragano in piena. Appena il giorno dopo ho chiamato la mia famiglia per dare loro la notizia che: 1 - sono incinta (nessunissimo lo sapeva) e 2 – il risultato della villocentesi ci permette adesso di essere positivi e fiduciosi. Tutto è cambiato, tutto. Eravamo felici già prima ma adesso lo siamo di più, con mille paure, ma felici.
Ricordo che questo è l'iter specifico dell'Ospedale di Cuneo, che in prima fase  comunica alla paziente il risultato (tempi di attesa: 30 giorni) ed in seconda fase spedisce il risultato cartaceo dettagliato da depositare con tutta la documentazione all'interno dell'Agenda della Gravidanza  della Regione Piemonte , che viene consegnata a tutte le donne alla prima visita che accerta lo stato di gravidanza.
La seconda parte del post "Risultato villocentesi" la dedicherò al risultato cartaceo avvisando che si consiglia anche ai madrelingua la lettura con l'ausilio del dizionario :)  

10 aprile 2016

LA MIA VILLOCENTESI





LA MIA ESPERIENZA CON IL PRELIEVO DEI VILLI CORIALI
- LA VILLOCENTESI -

LUOGO ESECUZIONE VILLOCENTESI: OSPEDALE SANTA CROCE E CARLE - CUNEO

DATA: 22 MARZO 2016

 

DISCLAIMER: Questo post parla di una procedura diagnostica prenatale INVASIVA, e potrebbe urtare la sensibilità di certe persone che per vari motivi, che rispetto ugualmente senza condividere, sono contrarie a questo genere di indagini prenatali. Altrettanto potrebbe urtare la sensibilità delle donne che hanno scelto di sottoporsi alla villocentesi in un momento successivo alla lettura della mia PERSONALE ESPERIENZA e ribadisco personale, che non sarà lontanamente la fotocopia di quello che un’altra donna potrebbe provare nelle stesse circostanze a maggior ragione che si tratta di percezioni fisiche molto diverse da persona a persona. Mi sento comunque in dovere di consigliare a chi è così sensibile da farsi influenzare da racconti altrui, di non proseguire nella lettura di questo post centrato su questo argomento. Ringrazio cortesemente per la vostra comprensione.

 

                Non ho ben chiaro il motivo per cui non ho pubblicato questo post già nel giorno che lo avevo scritto nella mia agenda, il 24 marzo 2016, cosi come non ho ben chiaro il motivo per cui lo voglio pubblicare adesso. Potrebbe essere un (già fallito in partenza) tentativo di esorcizzare il tsunami di sentimenti non solo forti ma anche contrastanti e che si sono trovati a fare a pugni, con me in mezzo ad assistere impotente, incredula e profondamente marcata? Potrebbe essere. Cosi come potrebbe essere la mia umile e tremante “mano” sulla spalla di un’altra donna che quest’esperienza, come me, l’ha già vissuta di recente…e con la quale provo a dirle diversamente: so bene cosa hai provato prima, durante e dopo e ti sono vicina, molto vicina. Non mi dilungo più, qualunque sia la ragione che mi spinge a scriverlo qui, spero solo che non sarà così mal interpretata senza via d’appello e senza conoscere i tormenti di chi a questo genere di indagini si sottopone non con spensieratezza e serenità come potrebbe sembrare.  Pronta invece a essere giudicata, l’ho già fatto in prima persona pur nella convinzione di aver fatto la cosa giusta per questo esserino in primis e per me e mio marito in secondo luogo.

Certamente non ho resistito alla tentazione di cercare in rete, ancora prima di fare la prenotazione, esperienze con la villocentesi e devo dire che le più parlano solamente dell’amniocentesi, molto più popolare nell’ambiente ospedaliero e non  e non della villocentesi (che interessava a me in quanto più precoce come diagnosi)  e che pur essendo simili come procedimento (mega ago alla mano sotto controllo ecografico e così via) si svolgono in epoche diverse, la prima permette gli accertamenti avendo come materiale di studio il liquido amniotico mentre la villocentesi anziché penetrare nel sacco amniotico, presuppone l’indagine in corrispondenza del trofoblasto, il tessuto che darà poi origine alla placenta e che verrà aspirato in piccola quantità (10 – 15 mg). Resta sempre valida la regola della soggettività delle esperienze da persona a persona, ancora di più in ambito medico dove si ha a che fare con il dolore non solo fisico ma anche psicologico (per rendere l’idea: c’è chi dal dentista va fischiando e chi entra solo sotto tortura dei parenti, ma non per questo rinunciamo ad andare da lui).

                Arrivato il temuto e tanto ragionato 22 di marzo 2016, dire che ero tesa fin dal giorno della prenotazione, intorno al 24 febbraio mi pare, è dire troppo poco. Non avessi avuto vicino mio marito, non sarei andata all’ospedale per quanto mi sarei sforzata a considerare “famigliare” il dottore che avrebbe dovuto eseguire il prelievo dei villi, essendo lo stesso della prima ecografia, per altro eseguita rigorosamente in privato solo grazie alle poche indicazioni ricevute in Consultorio, ma racconterò tutto in un post dedicato alle visite di rito.  Programmata per le 08.30, in verità ero sveglia dalle 3, ma è già tanto aver chiuso gli occhi un po’ di ore. Colazione fatta, siamo andati all’ospedale in anticipo, lasciando l’auto sulle strisce riservate alle moto (lungo applauso!!! ) tanto da ritrovarla con una multa di ben 28 euro stampata in fronte, al ritorno. Quando si dice la ciliegina sulla torta… Eravamo i primi (altri applausi); poi sono arrivate altre coppie ma noi sempre primi, non sia mai che mi perdessi il privilegio di essere la prima sul patibolo.  

Arriva il dottore. E’ LUI! Magra consolazione lo so, ma intanto un tassello c’era al suo posto. Facciamo le formalità in accettazione poi ci chiama il dottore, altra serie di accertamenti e firme. Gli attrezzi pronti, devo stendermi sul letto togliendo il maglioncino e sbottonando i pantaloni, abbassandogli leggermente. (Se vi domandate perché grazia di Dio una mette il maglioncino a fine marzo vi spiego che a Cuneo fa freddo anche adesso ad aprile, figuriamoci a marzo). Avrei voluto morire, e nemmeno sapevo in quel momento quanto ragionevole fosse tale pensiero. L’infermiera mi preleva sangue dal braccio sinistro. Si, sinistro perché il sinistro è diventato il mio braccio forza che offro sempre in pasto ai “vampiri”, il destro mi fa paura mentre con il sinistro me ne vanto. Dopo il prelievo, mi passa un cotton fioc all’interno della bocca spiegandomi a cosa serviva ma io non ho sentito effettivamente niente. Anzi, ho sentito ma non ho capito un granché forse perché mi concentravo più che potevo per convincermi che:

1 – devo stare ferma;

2 – prima inizia prima finisce;

3 – rilassati!

Tutte frottole. Applicata con rigore SOLO la prima.

Inizia l’ecografia. Malgrado mi ero promessa di non guardare nemmeno un attimo, mi è salito lo sguardo sullo schermo. Ho visto il gambero/la gamberetta come dice mio marito. Io lo/la chiamo inquilino/inquilina. Lo dico scherzando per allontanare il pensiero a quel nodo in gola che si è fatto spazio mentre guardavo pensando di morire soffocata. Dovrei saltare da questo letto e scappare via, pensai in quel preciso istante ma non l’ho fatto. Totalmente inerme. Forse d’istinto, o forse per la mia sempre più pungente autoconvinzione di non muovermi minimamente, anche lui/lei non si muove di una virgola. E’ come sullo schermo vedessi di fatto me, in miniatura, con tutte le paure che sento e con il terrore che, se mi muovo, sarà peggio! Spostai lo sguardo. Non reggevo più…la colpa…il pensiero fugace che, lei/lui non conosce e non può capire adesso le ragioni che mi hanno portata oggi su questo letto, in questo ospedale, malgrado il mio voler essere ovunque altrove.  

                “- Sentirai una puntura…” disse o il dottore, o l’infermiera non saprei con precisione, non ho fatto (volutamente?) caso se la voce fosse di una donna o di un uomo. Non avrebbe cambiato il senso di tutto ciò che stava accadendo con me, e dentro di me. Magari fosse stata la puntura il problema, ma magari. Ma mi farei pungere cosi a colazione, pranzo e cena senza problemi e ripensamenti. Ma non è affatto la puntura, per quanto la si può percepire dolorosa, il centro del inferno, cosi come quello che iniziai a sentire in seguito alla puntura. Hanno permesso a mio marito di assistere pero, con il seno di poi, mi dispiace abbia visto la mia sofferenza; dall’altra parte pensavo ancora che lui era l’unico a poter tenere sotto controllo quel piccolo esserino che, più nolente che volente sarebbe stato “disturbato” proprio nell’intimità di “casa sua” di una puntura e successivo prelievo di villi coriali. Non sono stata fortunata a sentire solo la puntura, infatti mi domandai all’istante: tutto qui? Ma che? Non l’avessi mai detto. Io che sono brava ad immaginare il peggio, io che minimizzo quello che potrebbe andare bene e ingigantisco quello che potrebbe andare storto, io che mentalmente per giorni e notti prima del 22 marzo avevo già provato quel dolore e imparato a gestirlo con dignità, mi trovai tutta di colpo ad essere sopraffatta dal dolore/fastidio che generava il prelievo in se, quel via vai con l’ago all’interno dell’addome mi faceva quasi perdere i sensi, pensavo che svenire mi potesse aiutare ma nemmeno quello mi è venuto incontro, anzi. Sono rimasta lucida dall’inizio alla fine, troppo lucida, maledettamente lucida e la fine sarebbe si arrivata ma dopo un’infinità. Tanto sono durati i due interminabili minuti, un’infinità.

                “- Ecco, abbiamo finito e tu sei stata bravissima, non ti sei mossa di un millimetro, proprio brava!”  In altre circostanze sarei stata fiera di me, ma adesso sono uno straccio e continuare a sentire il dolore anche dopo questo confortante “abbiamo finito” mi butta nella disperazione di chi non capisce più che cosa sta succedendo, di chi perde anche il controllo del proprio impercettibile respiro. Perché non smette? Il dolore lo sento, uguale a prima, a tratti anche più forte. Cosa vuol dire? Sono solo io? Capita solo a me? Qualcosa è andato storto? Inizia il peggio? Ho compromesso tutto? Non potrò più vivere, non lo merito! Non voglio!

A fine procedura l’infermiera ha iniziato a fare pressione con entrambe le mani sul basso ventre nel perimetro dell’esecuzione del prelievo, una pressione così forte che non faceva altro che aggiungere altro dolore a quello che io già non avevo mai smesso di sentire. Non ce la faccio più, la prego si fermi, dissi…ma l’imprecazione la sentivo solo io in quanto la mia voce non oltrepassava le labbra, non avevo forza per spingere fuori l’urlo che avrei voluto fare. Passa un altro lungo minuto cosi. Per resistere a tutto questo, fin dall’inizio avevo raccolto le mani sopra il seno come in una preghiera e questo mi ha aiutata a:

1 - non respirare troppo energicamente creando un movimento toracico amplificato che avrebbe solo creato dei danni;

2 – a non vedere né il dottore né l’infermiera, né aghi & co. Il mio proposito era stato fin dal principio quello di tenere gli occhi chiusi, peccato che il dolore troppo forte non mi ha permesso di tenerli chiusi nemmeno per un secondo mannaggia;  

3 – a pregare effettivamente (preghiere confuse e deliranti ma sempre preghiere).

Dopo l’ecografia di controllo con la quale il dottore ha accertato la presenza del battito cardiaco del feto a seguito del piccolo “intervento” traumatico e dopo altri 5 minuti a riposo, mi sono rialzata e ho baciato per terra per le due pastiglie di Buscopan offerte dalla gentilissima infermiera (si vede che facevo proprio pietà, ma meglio cosi, chissenefrega ???) Ancora oggi dopo 3 settimane non osso immaginare come sarebbe stata quella giornata senza il Buscopan che ha alleviato moltissimo il dolore e ha impedito il mio suicidio.

                All’uscita dall’ambulatorio, un’altra copia aspettava, intuivo, per le stesse ragioni. Ho visto me in lei. Talmente intimorita, agitata e spaventata che, senza dire mezza parola, sembrava di implorare clemenza. Mi vide sfigurata dal dolore. Avrei voluto fingere, tanto, e lo avrei fatto, per lei…ma era tardi, aveva visto quanto ero sconvolta. Quasi per rimediare sussurrai con voce fiacca ma per quanto mi era possibile convincente: qui nessuno le farà del male signora, provi a stare tranquilla! Non mi ha creduta ovvio, eppure, per evitare il dolore a lei, visto lo strazio che (ormai) avevo passato, mi sentivo in diritto di pretendere la clemenza per quella donna tanto sconosciuta a me ma anche tanto vicina come nessun’altra. Le ho fatto un grosso in bocca al lupo e ho pregato da quel giorno non solo per me, ma anche per lei.

L’esito tra almeno 3 - 4 settimane. Un’altra infinità. Oggi siamo a 3 settimane e sistematicamente ogni notte mi sveglio verso le 4 e non prendo più sonno. Ho fatto bene? Ho fatto male? E’ giusto? Chi sono io per decidere? E se? E se no? Tanti pensieri. Mi aggrappo alla speranza che tutto andrà bene, che lei/lui sta bene ed il tutto sarà confermato da questo risultato che ancora deve arrivare. Un risultato che cambierà tutto per  noi tre: per lei/lui – leggessi l’inquilina/o, per me e per il papà. Il resto del Mondo gira lo stesso intorno al Sole, per noi invece è tutto in attesa, totale apnea. Che Dio aiuti tutti noi tre ad uscire più forti da tutto questo!

P.s. Sono rimasta a letto due giorni e le fitte le ho sentite poi durante lo stesso giorno, la notte e un po’ anche il giorno dopo, ma niente di allarmante anche se il timore del peggio non cena ad andarsene. Infatti la sera del giorno dopo, sono caduta in un pianto che si voleva liberatorio. Va bene, si è dimostrato solo un pianto, niente liberazione.    

13.04.2016 - ancora nessuna notizia dall'Ospedale. Sto' perdendo la lume della ragione. Ogni chiamata sul cellulare ingigantisce ancora di più il nodo perenne che mi ritrovo in gola ancora da molto prima di fare la villo il mese scorso. Chi ha passato tutto questo conosce molto bene il mio stato d'animo e mi domando come avrà fatto a mantenere la calma nella lunghissima attesa, perché io mi sento di crollare? Aiuto!!

20.04.2016 - un accesso di preoccupazione mista ansia/paura, che sarebbe meglio chiamarlo raptus, mi ha fatto chiamare l'ospedale: forse le mie analisi si sono perse, forse aspettano che sia io a cercarli, forse non mi hanno trovata, il telefono non prendeva, forse hanno perso i miei dati, tante paranoie tutte di colpo. Dopo vari ping-pong tra numeri di telefono, passando pure per quello della Sala parto (ma anche no, grazie per adesso!),

quello che ho potuto scovare è stato che i risultati arrivano a Cuneo nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì di ogni settimana (devono passare almeno 4 settimane dall'esecuzione della villocentesi) e che, immediatamente vengono comunicati telefonicamente alla diretta interessata, dopo di che il risultato cartaceo dettagliato viene spedito a domicilio... "- ...ma lei stia tranquilla!" disse con premura la gentile interlocutrice provando ad abbassare le quote stratosferiche toccate dal mio livello di adrenalina. E come, vorrei saperlo anch'io ??? Aummm, aummmm ... Come se non bastasse, oggi 21 aprile alle 14.30 c'è la conferenza stampa di Draghi, dopo tutto, un po' di sana volatilità sul mercato mi mancava proprio...aummm....E daje con la tranquillità!!


24 marzo 2016

TEST DI GRAVIDANZA




A ME NON PUO CAPITARE!



A inizio febbraio 2016, se qualcuno mi avesse domandata cosa sarebbe stata più probabile tra una vincita in lotteria e una gravidanza avrei detto decisamente e con molta convinzione la prima. Senza dubbio. E avrei perso, non solo la vincita ma anche la scommessa. Inconcepibile per me un unico rapporto non protetto uguale figliazione, a ben 38 anni. Invece, come dimostrava il test fatto il 1 febbraio al mattino presto…più concepibile di due righe ben visibile anche dall’altro condominio, non si può. Eppure in giornata sono tornata a guardare quelle righe per vedere se una delle due era sparita. Ma niente, ogni volta sembrava più evidente di prima. Paranoia e panico totale per me, gioia e felicità per mio marito. Io non sono mai stata, non lo sono e non sarò mai pronta a questo.

Parlavamo come ogni coppia di questo, e ci siamo trovati su posizioni ben discordanti sempre: io inizialmente per il no deciso… poi, in un futuro lontano ma molto lontano, forse (confesso: temporeggiavo perché convinta del no), marito decisamente si, subito e anche femminuccia. Se queste righe le ha lette qualche anima più facilmente impressionabile del normale scandalizzandosi che ci sono donne come me che non mettono al primo piano nella propria vita la figliazione, consiglierei gentilmente di cercare le blogger che lo fanno, ce ne sono tante, molto brave che ammiro pure io, ma non sono una di loro. Queste pagine parlano pero di me, una donna NON perfetta, tutt’altro. Se cercate qui il racconto di una donna impeccabile dalla testa ai piedi, con la piega tutta in riga e smalto mai sbeccato, con una carriera brillante, casa splendente, 5 figli di seguito tutti da 10 e lode, cane già portato al passeggio, marito contento come dopo una sana “dormita” J , cuoca Master chef e perché no campionessa di volontariato e ogni domenica a Messa, sappiate che quella donna NON sono io, eppure provo a fare quasi tutto di cui sopra,senza che il risultato sia degno di una Wonder Woman.  Ma non sono un mostro, non vivo in una grotta e tutti i bambini (quasi) degli altri mi piacciono un sacco se non di più. Pensate che sono stata scelta in passato e anche ripetutamente da molte coppie di genitori, pure genitori di gemelli, la babysitter dell’anno e poi del decennio. Non è uno scherzo, per tutti i bambini che ho accudito avrei dato la vita e ancora oggi porto tutti quanti nel mio cuore perché sono cresciuti con me, ma anch’io insieme a loro. Pero è diverso dall’avere figli propri. Cambia tra le altre migliaia di cose, il fattore LIBERTA’. La libertà di scegliere come quando e perché. Tutto questo non dico che è irrimediabilmente compromesso, ma si trasforma e accettarlo non è così scontato e non avviene sempre in maniera naturale e poco traumatica. Ovvio che parlo per me, di me e della nostra coppia, fatta di me e mio marito, non di tutte le donne e dei loro partner.  Va detto che la libertà pur avendo dei figli ha dei gusti variegati e molto sfiziosi quando i figli puoi parcheggiarli 20 ore su 24 dai nonni, zii, babysitter e amiche volenterose con spirito materno tre volte altezza Empire State Building, ma se sei completamente sola o ti ritieni fortunata se questa settimana il marito non va in trasferta all’estero, improvvisamente il meraviglioso Canon in D Major di Johann Pachelbel  video qui si trasforma nel agitatissimo Thunderstruck di AC/DC video qui con tutto il rispetto per gli amanti del genere, che neppure io non disdegno in certi momenti non zen della mia vita.

Tutto questo e tante altre cose “ancora non dette”
  e che per il momento restano qui sulle punta delle mie dita potrebbero anche bastare per fare una minima premessa di questo inizio gravidanza e dello stravolgimento che essa comporta quando non è né contemplata, né ricercata né quantomeno pianificata a tavolino. Soprattutto io (non di certo mio marito che desiderava tanto) ho sottovalutato l’eventualità che potesse accadere. Adesso lo so che può accadere per cui, se a leggere quello scritto pocanzi, cioè un unico rapporto non protetto = figliazione siete esplose in un “Oh Dio, no!” sappiate che succede eccome e non bisogna avere per forza 20 giovanissimi anni e un apparato riproduttivo a dire poco svizzero per trovarsi con un test di gravidanza moooolto positivo dal quale la seconda linea rossa col tubo che se ne vorrà andare per quanto lo scuoterete. La stessa cosa le era successa anni fa all’età di 41 anni, cosi come me lo avrebbe raccontato da lì a poco, ad una delle psicologhe del consultorio dove sono andata a trovare un’altra chiave di lettura per tutto quello che mi stava accadendo. E certo che con tutta la pacatezza che mi contraddistingue sono scoppiata in un sonorissimo “perché …zzo non me lo hai detto prima?” per sentirmi dire “perché se tu non fossi (già) incinta, oggi non staresti qui a sentire il mio racconto”. A beh, detta così mi sono consolata subito e mi sono promessa: MAI PIU, MARITO MIO, MAI PIU’ SENZA "CAPPELLO"!  

Noi che tutte le estati da 6 anni a questa parte le abbiamo passate muniti di zaini, scarponi e bastoni da trekking in cima a tutte le montagne della provincia di Cuneo quando non andavamo al mare, l’estate 2016 la passeremo scarrozzando qua e là tanto di pancia che non saprò dove e come nascondere.

A DOPPIO SENSO


 

UNO SGUARDO INDIETRO


 

2015


E’ passato molto tempo dall’ultimo post. Non lo so se troppo o troppo poco, ma è passato del tempo. La mia non è stata una sparizione bensì una presenza silenziosa e dolorosa… silenziosamente dolorosa o dolorosamente silenziosa?
Comunque Il senso resta quello.

E sono successe tante cose, poche buone, soprattutto nella mia famiglia (essere figlia a volte non è facile, non che essere genitore è tutto questo relax, ma questa volta…o ancora una volta è toccato a me). Sono stata travolta, insieme alla mia famiglia, da un vero terremoto con conseguenze devastanti per me e per tutti. Sono mesi che provo a reimparare a camminare nella vita pero le gambe tremano e chi è già caduto frantumandosi, il PERCHE’ non importa, lo sa com’è, chi non lo sa, credeteci sulla parola, vi prego!

 

E UNO IN AVANTI


2016


E adesso? Anche adesso è successo qualcosa che ugualmente ha avuto, ha e continuerà ad avere un impatto fortissimo su di me in primis, ma anche sul mio adorabile marito, con l’unica differenza che questa esperienza mi sento di condividerla in questo mio piccolo spazio, non senza pudore, fosse anche per quella unica donna che troverà interesse per l’argomento e che, per qualche misterioso intreccio della rete, capiterà qui per caso e spenderà un po’ del suo tempo per leggere. Lontano da me il condividere questa esperienza con la presunzione della “so tutto io, prendete nota!” anzi, mi sono ritrovata in prima persona a cercare con disperazione informazioni ed esperienze simili in rete, per quell’illusorio non sono da sola, non sono l’unica, stiamoci vicine e aiutiamoci a vicenda! Ed è incredibile come, di recente, mi sono aggrappata proprio a questa vicinanza di altre donne (una vicinanza forse illusoria/non raccomandabile per certi che non filtrando la rete o non essendo in grado di filtrarla la percepiscono solamente come una minaccia) ma tanto preziosa per me. Mi riferisco a tutte quelle donne che, in anonimato o meno, e che se fosse possibile ringrazierei una ad una, hanno avuto il coraggio e perché no l’altruismo di descrivere il loro percorso in gravidanza, venendo così in aiuto a chi dopo di loro, si sarebbe trovata alle prime armi.  Ed io sono alle prime armi. E queste mie armi sono leggermente (e sono ancora buona) arrugginite…e la fatica e l’ansia triplicano.